giovedì 3 aprile 2008

Il Corpo in Affitto

Le recenti indagini di Repubblica e Studenti.it hanno fatto tornare a galla il fenomeno sempre più diffuso della vendita del proprio corpo come strumento di pagamento degli studi.
Si va dal fenomeno delle camgirl a quello delle cubiste e delle spogliarelliste, fino a quello che può essere definito come vera e propria prostituzione.
Basta girare nel web tra gli annunci rivolti agli studenti in cerca di appartamenti da prendere in affitto per comprendere il fenomeno: le richieste che destano il maggiore sospetto sono quelle in cui vengono richieste forme di “pagamenti particolari”, “pagamenti in natura” e sempre rivolte esclusivamente a “giovani ragazze”, per lo più “di bella presenza”.
Dalle inchieste si comprende come il fenomeno sia un enorme sottobosco in via di espansione visto che basta inserire nelle bacheche on line un annuncio in cui si dichiara di essere giovane e di sesso femminile, nonché di essere disponibile a “fare compagnia” per ricevere decine di contatti.

Dall’inchiesta è dimostrato come dietro questi annunci vi siano uomini i quali richiedono prestazioni sessuali. Dietro lo scandalo e il clamore si pone il drammatico problema sociale che investe, per l’ennesima volta, l’università.
Se da anni combattiamo contro il fenomeno del lavoro –soprattutto in nero- come strumento di pagamento per gli studi in un paese che dovrebbe garantire a tutti le possibilità per laurearsi, possiamo dire, questa volta, che davanti a giovani costretti alla prostituzione il nostro sistema universitario tocca davvero il fondo, soprattutto di fronte alla mancanza di reazione davanti a dati che parlano chiaro.
Secondo un’inchiesta di StudentiMagazine sono circa 75000 le ragazze che usano il proprio corpo e circa 2000 quelle che fanno sesso per il pagamento degli studi, dati che obbligano la politica e le istituzioni a prendere provvedimenti. In questi giorni di campagna elettorale, in cui sembra che l’Università sia stata completamente dimenticata dal dibattito politico, crediamo che sarebbe necessario iniziar a parlare di come rendere davvero efficace quell’articolo della nostra Costituzione troppo spesso disatteso in cui si parla del diritto per i capaci e meritevoli, seppur privi degli strumenti economici, di poter completare gli studi. Ebbene, noi dell’Unione degli Universitari, crediamo che bisogni ripartire da un aumento dell’investimento all’Università pubblica, al diritto allo studio, che vengano costruite nuove case dello studente e che vengano riaggiornati i livelli essenziali delle prestazioni che le Regioni e le Università devono rispettare per un reale ed effettivo diritto allo studio.
Noi dell’UdU invitiamo tutti coloro che, per il pagamento degli studi, hanno venduto il proprio corpo o che hanno ricevuto una richiesta simile, a raccontarci la propria storia: vogliamo raccoglierle per denunciare al paese questo nuovo dramma sul quale vengono chiusi vergognosamente gli occhi.

martedì 22 gennaio 2008

Ricorso Collettivo: Il Tar vuole andare fino in fondo

Si è svolta oggi, presso il Tar del Lazio, l’udienza relativa alla richiesta di annullamento del concorso di ammissione alla Facoltà di Medicina e Chirurgia per l’anno accademico 2007/2008 presentata dall’UDU con oltre 2000 studenti. Il decreto “blocca contenziosi” emanato dal Ministro Mussi ha mutato l’orientamento di alcuni Tar che in una fase iniziale avevano dato ragione a tanti ricorrenti. Il Tar del Lazio nell’udienza di oggi ha invece deciso di saltare la fase cautelare del procedimento – non esprimendosi quindi sulla sospensiva – e di approfondire direttamente la vicenda nella fase di merito.
Il Tar sembra aver accolto la nostra richiesta di intervento da parte della Corte di Giustizia Europea sulla legittimità del numero chiuso in Italia. Il Tar non ha quindi espresso un giudizio negativo sul ricorso ma, con questa decisione, sembra voler far chiarezza al più presto su questa annosa vicenda che tiene col fiato sospeso più di 70.000 studenti in Italia.
Sempre oggi il Tar dell’Emilia ha accolto l’istanza di sospensiva presentata dall’Udu relativamente alla Facoltà di Psicologia di Parma.
L’Unione degli Universitari si augura che, anche alla luce di questi fatti, il Ministero abroghi, come richiesto da tempo, la legge 264/99, che regola l’accesso programmato in Italia, e dia finalmente inizio a una discussione che parta dalle proposte degli studenti, per la stesura di una legge che garantisca la corretta applicazione delle direttive europee, salvaguardando la qualità dei corsi universitari senza però porre inique barriere all’accesso alla formazione superiore.